La previdenza complementare: un vantaggio per le PMI

Piccoli e medi imprenditori italiani sono poco informati sui vantaggi della previdenza complementare

È risaputo che in Italia la piccola e media impresa rappresenta il cuore del tessuto produttivo: nel 2016 erano 145.000 le PMI (dati Cerved 2017) con un aumento del 3,6% rispetto all’anno precedente. Addirittura, se si conteggiano anche le microimprese, ovvero quelle con meno di 10 dipendenti, il numero schizza a più di 4 milioni. Purtroppo, però, è tuttora molto scarsa tra i piccoli imprenditori italiani la consapevolezza riguardante il proprio futuro pensionistico. E tanto più lo è sulla opportunità e i vantaggi derivanti dall’adesione a una forma di previdenza complementare. Questo principalmente per due ragioni: un’informazione carente insieme a una sorta di sottovalutazione del problema pensione – “continuerò a lavorare anche da anziano” in parte collegabile alla forte identificazione che il lavoratore/imprenditore ha con la propria azienda.

Perché aderire alla previdenza complementare

Invece i piccoli imprenditori – come i lavoratori autonomi – sono tra quelli che più avranno bisogno di una pensione integrativa visto che saranno loro a percepire dalla previdenza obbligatoria trattamenti pensionistici particolarmente penalizzanti rispetto agli ultimi redditi percepiti. Secondo alcune stime, per chi andrà in pensione nel 2030 il gap previdenziale – ovvero la differenza tra il reddito da lavoratore e quello da pensionato – sarà quasi della metà. Per questo motivo, per i piccoli imprenditori accantonare periodicamente risorse economiche durante l’attività lavorativa è un elemento fondamentale per assicurarsi un futuro sereno anche quando non si lavorerà più.

I piccoli imprenditori possono aderire alle forme pensionistiche complementari solo su base individuale e volontaria, non sulla base di accordi collettivi. La scelta per loro è tra i Fondi Pensione Aperti o i Piani Individuali Pensionistici. Non possono aderire ai Fondi Pensione Negoziali (o chiusi). Sia i PIP sia i FPA sono forme di previdenza complementare molto flessibili e pertanto adatte alla realtà lavorativa di un piccolo imprenditore: al momento dell’adesione si può stabilire l’importo e la periodicità della contribuzione e nel corso del tempo si possono modificare tali scelte. Inoltre, il capitale versato dall’aderente costituisce un patrimonio separato dall’attività dell’impresa assicurativa sia nel caso dei PIP che dei Fondi Aperti. Il che costituisce una tutela importante per chi decide di aderire.

Quasi sono i vantaggi per chi aderisce?

Nell’immediato, un primo vantaggio derivante dall’adesione alle forme di previdenza complementare è di natura fiscale. Anche i piccoli e medi imprenditori infatti possono dedurre i contributi da loro versati nei Fondi pensione o PIP dal proprio reddito Irpef fino alla soglia di 5.164,57 euro. In questo modo lo scaglione di reddito diminuirà e le aliquote saranno applicate su una base imponibile inferiore, determinando minori imposte da pagare. Inoltre, la previdenza complementare costituisce una sorta di paracadute pronto ad entrare in azione in caso di necessità: anche in fase di accumulo si può infatti richiedere il riscatto totale o parziale della propria posizione in caso si interrompa l’attività lavorativa o si venga messi in cassa integrazione ordinaria o straordinaria, o – dopo 8 anni dall’adesione – un’anticipazione se si devono sostenere ad esempio spese sanitarie per sé o per i propri famigliari o per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa.

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